Negli ultimi anni molti brand hanno iniziato a guardare al blogging con un certo scetticismo.
“È una strategia vecchia”, “ormai la gente non legge più articoli”, “basta fare video o post su LinkedIn”…
Queste sono alcune delle frasi che sentiamo spesso quando parliamo con aziende che stanno ridefinendo la propria strategia di content marketing.

Eppure, un recente studio internazionale ha dimostrato che il blogging non solo è ancora efficace, ma rappresenta uno dei pochi strumenti capaci di connettere SEO, intelligenza artificiale e ricavi reali .

Un’analisi condotta su 20 aziende di diversi settori (10 che hanno continuato a pubblicare articoli sul blog e 10 che hanno smesso) ha rivelato risultati sorprendenti.
Nel corso di 12 mesi, le aziende che hanno mantenuto un piano editoriale attivo hanno visto crescere il traffico da piattaforme AI dell’85,8% e i ricavi del 9,1% , mentre il traffico SEO è calato solo del 18,2% (un calo fisiologico legato all’evoluzione degli algoritmi).

Al contrario, le aziende che hanno interrotto la pubblicazione hanno registrato un crollo del 39,7% nel traffico organico , un modesto +6,5% di traffico AI , e una perdita media del 10,4% nei ricavi .
(Fonti: NP Digital . Ottobre 2025 ).

La conclusione è chiara: continuare a bloggare fa crescere l’azienda. Fermarsi significa perdere visibilità e opportunità.

Perché il blog continua a contare (più di quanto pensiamo)

La domanda è inevitabile: perché bloggare funziona ancora, anche in un’epoca dominata dai video brevi e dall’intelligenza artificiale?

La risposta sta nel modo in cui funzionano i motori di ricerca e le piattaforme di AI come ChatGPT, Perplexity o Gemini.
Google e gli LLM (Large Language Models) si basano su contenuti freschi, strutturati e autorevoli per decidere cosa mostrare, citare o riassumere nelle loro risposte.

Ogni volta che un’azienda pubblica un nuovo articolo ben scritto e ottimizzato, invia un segnale di attività e competenza.
Quando smette di pubblicare, invece, interrompe questi segnali di autorevolezza : il sito viene percepito come meno aggiornato, meno affidabile e meno meritevole di citazioni o visibilità.

In pratica, smettere di bloggare significa smettere di comunicare la propria competenza al mercato — e agli algoritmi.

Dal traffico SEO al traffico AI: il nuovo equilibrio

Per anni, il blogging è stato considerato principalmente uno strumento per scalare le SERP di Google.
Oggi lo scenario è cambiato: non si tratta più solo di essere trovati, ma anche di essere riconosciuti come fonte affidabile dalle piattaforme di intelligenza artificiale.
Questo perché gli algoritmi conversazionali — da ChatGPT a Copilot — attingono da fonti pubbliche per costruire le loro risposte , premiando i siti che pubblicano contenuti originali e aggiornati.

In altre parole, il blog di oggi non serve solo a generare clic , ma anche a posizionare il brand come voce autorevole nel nuovo ecosistema dell’AI search .

Il blogging non è morto. Si è evoluto.

È vero, il blogging di dieci anni fa — fatto di lunghi testi pieni di keyword — è superato.
Ma oggi, più che mai, il blog è una piattaforma di contenuto strategico , capace di alimentare tutti i canali: SEO, social, newsletter, video e persino chatbot aziendali.

In altre parole, il blog è il cuore del content marketing : da un articolo ben strutturato possono nascere decine di contenuti derivati, ottimizzati per canali diversi ma coerenti nel messaggio.

Come adattare il tuo blog all’era dell’AI

Se il tuo blog non porta più risultati, non significa che “il blog non funziona più”.
Molto spesso, serve solo ripensare strategia, formato e distribuzione .

Ecco alcune best practice che oggi fanno la differenza:

  1. Qualità prima di tutto.
    Meglio pubblicare meno, ma con contenuti approfonditi, dati originali e insight utili. Le AI premiano l’autorevolezza.
  2. Aggiorna i contenuti evergreen.
    Gli articoli “storici” che performano bene vanno rivisti almeno una volta l’anno: aggiornare significa restare rilevanti.
  3. Integra fonti e ricerche.
    Citare report, case study e statistiche non solo aumenta la credibilità, ma aiuta le AI a classificarti come fonte attendibile.
  4. Pensa “multicanale” fin dall’inizio.
    Ogni post può diventare una newsletter, un thread su LinkedIn o uno script per un video.
    Così, il blog diventa un motore di contenuti e non un archivio di articoli.
  5. Ottimizza per le AI.
    Usa titoli chiari, struttura logica e markup corretto: questo facilita l’indicizzazione sia per Google sia per gli LLM.

Il blog è un investimento, non un costo

Lo studio lo dimostra: chi smette di bloggare perde visibilità e ricavi.
In un ecosistema digitale sempre più dinamico, fermarsi significa scomparire dai radar di Google e delle AI .

Ma per chi sa evolversi, il blog resta uno strumento potente e misurabile, in grado di sostenere la crescita nel tempo.

Non serve abbandonare il blog. Serve trasformarlo.
Con un piano editoriale solido, un approccio data-driven e contenuti di qualità, ogni azienda può farlo diventare una fonte costante di traffico, autorevolezza e opportunità commerciali.

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