“Percorsi oscuri” progettati dagli ux designer per far fare agli utenti azioni che molto probabilmente non avrebbero svolto: ecco cosa sono i dark pattern.
Durante la fase di design di un App o di un sito web, è assolutamente normale (anzi, auspicabile) considerare al centro dell’interfaccia l’utente, cioè chi quell’interfaccia andrà ad utilizzarla. Questo determina infatti una corretta UX/UI che andrà ad impattare sul successo o meno del nostro progetto online.
In questa dinamica c’è, tuttavia, chi si comporta in modo più “malizioso”, ovvero chi decide di progettare interfacce per obbligare l’utente a compiere azioni che portano vantaggio solo a chi eroga il servizio o il prodotto.
Dark pattern: le origini
La definizione di Dark Pattern risale al 2010 ad opera dello User Experience Designer Harry Brignull, che coniò il neologismo in occasione della registrazione del sito web http://darkpatterns.org/ (oggi https://www.deceptive.design/), per raccogliere, a scopo divulgativo, “una libreria di modelli con l’obiettivo specifico di denominare e svergognare interfacce utente ingannevoli”.
Ed è questo che sono esattamente i dark pattern: interfacce utente progettate con l’intento di indurre gli utenti a compiere alcune azioni (o rendere difficile farne altre) fraudolentemente, intaccandone spesso anche la privacy.
Per questo, gli “schemi oscuri”, in molti casi sono in contrasto con il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati.
Un esempio che sarà sicuramente capitato a tutti: vuoi disiscriverti da una newsletter ma non è visibile il link per annullare la sottoscrizione. Beccato: è un dark pattern!
Quanti e quali sono i Dark Pattern?
Attualmente, i pattern oscuri utilizzati per manipolare l’esperienza dell’utente vengono divisi in 12 diverse categorie.
Trick Questions (“Domande trabocchetto”)
Sono domande ambigue poste ad esempio in alcuni moduli dove, chi decide di utilizzarlo, sfrutta la tendenza di lettura veloce degli utenti online. La domanda sembra, inizialmente, chiedere una cosa, ma con un po’ di attenzione ci ci si rende conto che la domanda è un’altra.
https://www.deceptive.design/types/trick-questions
Sneak into Basket (“intruso nel carrello”)
In fase di acquisto di uno specifico prodotto, viene aggiunto al tuo carrello un articolo non richiesto, inserito in modo sottile attraverso un link nascosto o poco visibile oppure una checkbox.
https://www.deceptive.design/hall-of-shame/amazon
Roach Motel (“motel di scarafaggi”)
L’esempio fatto prima della email: il processo di disiscrizione da un servizio è in netto contrasto con la semplicità di iscrizione (newsletter o ad esempio abbonamento premium).
La disiscrizione è quasi dello stesso colore dello sfondo, difficile da vedere (https://darkpatterns.uxp2.com/pattern/amazon-email-unsubscribe-link/)
Bait and Switch (“Specchietto per le allodole”)
Un dark pattern che funziona come una vera e propria esca per l’utente, che si aspetta di intraprendere una determinata azione, ma viene indotto a compierne un’altra inaspettata.
In questo esempio Barclays chiede una cosa insolita: selezionare per non ricevere messaggi di marketing. (https://twitter.com/kimeshan_/status/1479190800709955585)
Disguised Ads (annunci nascosti)
È importante distinguere graficamente un annuncio rispetto al contenuto di un sito we. Questo dark pattern sfrutta invece l’integrazione tra il design dell’annuncio pubblicitario e il sito web, in modo che l’untente, pensando di cliccare su un contenuto, ci clicchi sopra, incappando invece nell’annuncio.
https://readthefmanual.it/dark-pattern-il-lato-oscuro-del-web/
Hidden Costs (costi nascosti)
L’hidden costs pattern sfrutta un’automatismo di navigazione dell’utente: su un ecommerce, i costi effettivi di un prodotto o di un servizio (tasse, spese di spedizione etc) sono visibili solo nella pagina di checkout dove viene confermato l’acquisto. La conferma da parte dell’utente è spesso effettuata comunque, senza che vengano notati addebiti imprevisti.
https://www.deceptive.design/types/hidden-costs
Friends Spam
Cerchi amici? Non rilasciare la tua mail, potrebbe essere un dark pattern! Il Friend Spam entra in azione quando un prodotto o un app chiedono agli utenti il permesso di accedere ai tuoi contatti con una scusa Quello che poi succede è che vengano inviati messaggi di spam a te e ai tuoi contatti.
Misdirection (sviamento)
Una UX progettata per muovere l’attenzione dell’utente su un contenuto, per non farne notare un altro.
https://designmodo.com/dark-patterns/
Confirmshaming (“umiliazione della conferma”)
L’utente viene colpevolizzato per una scelta che ha fatto o che potrebbe fare. Per esempio, la possibilità di rifiutare un servizio è posta in modo da indurre vergona o senso di colpa nell’utente.
Privacy Zuckering
Questo dark pattern, il cui Nome è ispirato a Mark Zuckerberg e introdotto dalla Electronic Frontier Foundation (EFF), induce gli utenti a condividere informazioni extra oltre a quelle desiderate. Facebook, inizialmente, usava impostazioni di privacy volutamente non chiare per raccogliere una grande quantità di dati degli utenti. Attualmente, l’accesso ai dati è pià difficile e serve un consenso attivo per il trattamento dei dati personali.
Price Comparison Prevention (Prevenzione del confronto dei prezzi)
Il confronto dei prezzi è reso volutamente più difficile, nascondendo, per esempio, i prezzi unitari dei prodotti (in casi di pacchetti di prodotti o servizi che hanno un prezzo singolo nascosto, rendendo difficile una decisione informata.
https://www.deceptive.design/types/price-comparison-prevention
Forced Continuity (“continuità forzata”)
Solitamente, per attivare un abbonamento di prova gratuito, si è costretti a fornire i dettagli di pagamento in anticipo. Alcune volte, terminato il periodo di prova, l’abbonamento diventa automaticamente a pagamento senza che ci venga mandato un promemoria sulla scadenza della prova. Se il processo per annullare l’abbonamento è confuso o difficile, questo è un dark pattern!
I dark pattern sono legali?
A livello giuridico, i dark pattern sono essenzialmente in un limbo e rimangono spesso impuniti.
Il caso più famoso è quello di Linkedin, che ha ricevuto una multa da 13 milioni di dollari per un dark pattern che forzava l’invito dei contatti dell’utente sul sito (Friends spam).
Intanto, negli stati uniti, è in discussione una proposta di legge per proibire progetti online atti a modificare o manipolare le interfacce che hanno lo scopo di oscurare o compromettere l’autonomia degli utenti e le loro decisioni consapevoli.
In Europa, grazie al GDPR, alcuni dark pattern sono considerati non compliant, come ad esempiol’utilizzo di impostazioni di default che ledono la privacy. Infatti, il GDPR, impone ilo rispetto, non solo formale, di alcuni principi fondamentali per il trattamento dei dati personali
C’è comunque da considerare che altri principi previsi dal Regolamento europeo, come ad esempio quello di trasparenza, se letti meglio non si conciliano in modo appropriato con strumenti come quelli dei dark pattern, che spingono volutamente gli utenti verso scelte sicuramente non consapevoli.
Fonti e Approfondimenti
https://www.cybersecurity360.it/legal/privacy-dati-personali/dark-pattern-cosa-sono-e-il-loro-rapporto-con-il-gdpr/
https://www.ionos.it/digitalguide/siti-web/programmazione-del-sito-web/dark-pattern/
https://bigfive.it/blog/posts/cosa-sono-i-dark-patterns
https://www.vice.com/it/article/ev8vde/dark-pattern-harry-brignull-design-online